Ayurveda

La Medicina Eterna
“Questa scienza della vita è dichiarata eterna perché non ha principio, perché si occupa di tendenze che sono inerenti alla natura e perché la natura della materia è eterna…” Charaka Samhita
Quando sentiamo parlare di Ayurveda, generalmente l’associamo a una serie di massaggi indiani, rilassanti e benefici per il corpo. I massaggi benché molto importanti, sono solo una piccola parte terapeutica di questa disciplina della salute. Il termine Ayurveda è originato da due termini sanscriti ayur=vita e veda=conoscenza, “la conoscenza della vita”.
La mitologia attribuisce i concetti dell’Ayurveda al Dio Brhama, creatore dell’Universo. Troviamo basi di questa medicina già nel Rig Veda il primo dei 4 Veda, circa 4.500 P.E.C (Prima dell’Era Corrente). Tali origini suggeriscono che possa essere una delle più antiche forme sistematizzate di medicina e che di conseguenza possa aver contribuito ai sucessivi sistemi medici , sia orientali che occidentali.
I testi Ayurvedici più autorevoli, derivanti da fonti orali più antiche, furono scritti poco prima e poco dopo l’era corrente. La Brihat Tryai “Grande Triade” e composta da tre trattati fondamentali scritti da tre illustri medici, Shshruta, Charaka e Vagbhata.
I primi due sono autori rispettivamente del Shshruta Samitha 400 E.C (Era Corrente) e del Charaka Samita 1500 P.E.C, il terzo dell’Ashtanga Haridayam 500 E.C.
Nel Shshruta Samitha, viene esposta l’anatomia umana e la strumentazione chirurgica per affrontare interventi complessi come, cataratta, taglio cesareo, chirurgia plastica. Inoltre descrive in maniera esaustiva, ostetricia, dietologia, alimentazione infantile e cure mediche.
Charaka nel suo trattato include caratteristiche farmacologiche di centinaia di piante, eziologia e caratteristiche di malattie come: asma, epilessia, paralisi, reumatismi e molte altre. Propone un etica medica che viene comparata a quella Ippocratica.
“ …. Mantenete una dieta vegetariana, non siate invidiosi, non portare armi, lavorate giorno e notte per alleviare le sofferenze dei vostri pazienti e non abbandonateli mai”.
Vagbhata nel Ashtanga Hridayam ha il pregio di presentare in maniera sistematica gli otto rami che compongono le branche dell’Ayurveda:
- Kayacikitsa – Medicina interna
- Salyatanatra – Chirurgia
- Salakya tantra – Otorino laringologia e oftalmologia
- Kaumarabhrtya – Ostetrica, ginecologia e pediatria.
- Agadatantra – Tossicologia
- Bhutavidya – Pischiatria
- Rasayana – Medicina del ringiovanimento
- Vajikarana – medicina riproduttiva e afrodisiaca
Durante l’occupazione inglese dell’India, venne impedito l’ insegnamento ayurvedico, considerat0 non degno di causa, nonostante che i britannici avessero appreso dall’ ayurveda tecniche chirurgiche, quali la rinoplastica.
Solo con l’indipendenza dell’India l’Ayurveda come le altre scienze millenarie Indiane soppresse dal colonialismo, trovarono nuova divulgazione. Nel 1971 in India è stata creata un Agenzia Medica per certificare la pratica di questa medicina con 90 agenzie dedicate ai programmi ayurvedici e 264.800 praticanti d’ayurveda registrati.
Attualmente l’ayurveda sta registrando successi e riscontri in tutto il mondo ed è considerata una forma di medicina alternativa o di complemento alla medicina occidentale.
In Italia (Fonte l’Espresso 11.03.10) l’1% degli Italiani si rivolge ai maestri ayurvedici, tanto che anche la medicina ufficiale italiana ha aperto le sue porte a questa antica arte medica.
All’Ospedale Sacco di Milano i principi della medicina ayurvedica sono messi in pratica per trattare disturbi stress-correlati, depressioni e somatizzazioni. Al Sacco, i pazienti seguono un programma che prevede l’insegnamento di tecniche di rilassamento, indicazioni sullo stile di vita e di alimentazione personalizzate non solo in base alle proprie caratteristiche ma anche a seconda delle condizioni climatiche dell’ambiente in cui vivono. Il tutto accompagnato da terapie antiossidanti e, quando necessario, trattamenti psicofarmacologici.
Alla luce di tutto questo la Medicina Ayurvedica, continua a curarci sia nel fisico che nella psiche in un percorso senza tempo, definito dagli stessi testi Vedici “eterno”.
Om Tat Sat