La Nascita di Ganesha

“Tutti gli Induisti indipendentemente dalla loro fede settaria, adorano Ganesha. Egli è al tempo stesso l’inizio della religione e il terreno di incontro per tutti gli indù.”
D N Singh. A Study of Hinduism
Ganesha, conosciuto come Ganapati nel sud dell’India, figlio del dio Shiva e della dea Paravati, fratello di Kartikeya è una delle divinità più adorate del panteon Induista.
La sua peculiarità è quella di essere una divinità zooforme avere una testa di elefante su un corpo umano. Ma non è stato sempre così. La Shiva Purana, ci narra la storia della sua nascita.
Il dio Shiva si era assentato per molto tempo in una delle sue battute di caccia e aveva lasciato sola la dea Paravati, sua consorte.
Paravati, in assenza del marito, per timore di essere importunata da forze malefiche, aveva creato da uno strato di sporco della sua pelle Ganesha, come un essere bianco puro.
Paravati per sua tranquillità aveva posto Ganesha di guardia all’entrata del bagno, e gli aveva ordinato di non far passare nessuno. Ganesha era molto fedele agli ordini di sua madre e quando uno sconosciuto si presentò e chiese di entrare, lui gli impedì l’accesso. Ma all’insaputa del povero Ganesha, chi voleva entrare non era altri che suo padre Shiva, tornato dal lungo soggiorno di caccia, che fino ad allora non aveva mai visto nè conosciuto. Anche Shiva ignorava l’esistenza di Ganesha.
Shiva furioso per essere stato respinto, ingaggiò un’ aspra battaglia contro il ragazzo, Ganesha dimostrò tutto il suo ardore e resistenza. Per riuscire a spuntarla, Shiva dovette chiamare aiuti esterni, infine con il suo Trishul (tridente), riuscì a tagliagli la testa.
Paravati, alla notizia della decapitazione del figlio andò su tutte le furie. Quando Shiva seppe quello che aveva fatto rimase molto turbato e chiese consiglio a Brahma, il quale gli suggerì di rimpiazzare la testa di Ganesha con quella del primo animale o essere che stesse dormendo con la testa rivolta verso nord.
Immediatamente Shiva inviò la sua squadra (gana) alla ricerca immediata di una testa. La prima creatura che incontrano è un elefantino che dorme, gli decapitano la testa, che viene attaccata al corpo del ragazzo.
Shiva gli ridà vita, e per il valore dimostrato, lo nomina capo (pati) delle sue truppe. Ecco quindi l’origine del suo secondo nome “Ganapati”. Shiva inoltre decide di concedere favori a chiunque invocherà il nome di Ganesha prima di qualsiasi pratica. Per questa ragione Ganesha viene adorato come Vigneshwara colui che rimuove gli ostacoli dalla vita materiale e dalla vita spirituale.
Questa storia ha molti simboli. Il bagno di Paravati è la purificazione della suprema energia che si spoglia delle impurità e fa si che Dio si manifesti in noi. La lotta di Ganesha contro il proprio padre è la lotta simbolica del nostro sè contro il nostro Ego, che cerca sempre di dominarci. Grazie alla compassione finale del Guru, ritroviamo la nostra essenza, la pace e siamo pronti per avviarci verso la strada della luce.
OM TAT SAT
Veramente Bella la Storia e Costruttiva.
Molto bello tutto però…A shiva Sarebbe bastato dire che era il marito di paravati
Ganesha non gli ha dato il tempo di chiarirsi.